

YEARS EXPERIENCE
la vocazione del territorio
Il legame tra Rutigliano e la viticoltura nasce in tempi remoti. La natura calcarea del terreno e il clima mediterraneo hanno favorito, sin dall’antichità , un’agricoltura ricca e diversificata. Fino agli inizi del Novecento, l’agro rutiglianese era caratterizzato da coltivazioni di grano, ulivi, cotone e una grande varietà di alberi da frutto. La vite era già presente, ma solo come parte di un mosaico agricolo molto ampio. Con il passare del tempo, però, l’uva da tavola iniziò a emergere come prodotto distintivo del territorio, destinato a diventare la vera ricchezza della comunità .
Innovazione agricola e crescita
Un punto di svolta fondamentale si ebbe negli anni ’30, quando a Rutigliano fu introdotta la tecnica del “tendone”. Questo sistema di coltivazione prevedeva che i tralci della vite crescessero in altezza fino a intrecciarsi, formando una copertura naturale di foglie che proteggeva i grappoli dal sole diretto e manteneva l’umidità costante. Il primo vero tendone nacque nel 1932, in contrada Pezze le Rose, grazie all’iniziativa di due giovani fratelli potatori, Domenico e Vito Verna. Questa innovazione permise di ottenere grappoli più belli, resistenti e di qualità superiore, rendendo l’uva di Rutigliano competitiva nei mercati nazionali e internazionali. In pochi decenni, le varietà come Regina e Italia divennero simbolo di eccellenza e traino dell’economia locale.



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le prime iniziative
Nel 1930, per contrastare la crisi del settore vitivinicolo, il regime fascista istituì in tutta Italia la “Festa dell’Uva”. A Rutigliano l’idea fu accolta con entusiasmo: nel 1932 si tenne la prima edizione cittadina, che univa celebrazioni religiose e momenti popolari. Il successo fu immediato, tanto che nel 1936 l’evento cambiò nome diventando ufficialmente “Sagra dell’Uva”. Le vie del paese si animavano con carretti colmi di grappoli, bancarelle addobbate, musiche, canti e danze popolari. La manifestazione, però, dovette interrompersi nel 1940 a causa della Seconda Guerra Mondiale, lasciando un ricordo forte che sarebbe riaffiorato negli anni successivi.
Tradizione, spettacolo e identitĂ
Dopo vent’anni di pausa, nel 1960 la Sagra dell’Uva tornò a vivere grazie alla volontà delle autorità locali. La ripartenza segnò l’inizio di una nuova fase, che trasformò l’evento in una delle feste più attese dell’autunno pugliese. In pochi anni, le presenze raddoppiarono, attirando migliaia di visitatori anche da fuori regione. La Sagra non era solo occasione di promozione agricola, ma anche un momento di grande spettacolo: celebri presentatori come Silvio Noto e Pippo Baudo e cantanti di fama nazionale salirono sul palco di Rutigliano. Simbolico fu il 1963, quando durante la manifestazione venne inaugurata la fontana monumentale “Rutigliano salpa”, emblema del legame tra il passato agricolo e le nuove prospettive di crescita.


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La Sagra contemporanea
Negli anni più recenti la Sagra ha mantenuto intatto il suo fascino, rinnovandosi di volta in volta. Dal 1995 l’organizzazione è passata direttamente al Comune, che ha garantito continuità anche nei momenti più difficili, come nel biennio della pandemia. L’evento è oggi arricchito da concerti di artisti noti, dalla partecipazione di migliaia di visitatori e dall’attesissima gara del “Grappolo Gigante”, che celebra la passione e la competizione positiva dei produttori locali. Parallelamente, l’uva di Rutigliano ha conquistato i mercati internazionali, raggiungendo Europa, Americhe, Asia e Australia. Il prestigio è stato confermato da importanti riconoscimenti, come la Targa d’Argento del Presidente della Repubblica Ciampi nel 2005 e la presenza all’Expo di Milano 2015. Oggi la Sagra dell’Uva è più di un evento folkloristico: è un simbolo identitario che unisce storia, agricoltura, cultura e orgoglio di comunità .
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“Fresh Food farming practices work in harmony with nature. By avoiding synthetic chemicals, we help protect beneficial insects, birds, and other wildlife that are vital to a balanced ecosystem. Organic foods help to be fit.”

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